martedì 20 maggio 2014

Analisi della genitorialità

Foto di fotocommunity.it
Dal tempo dei maltrattamenti al Nido di cui si è trattato recentemente qui, sono passati tanti anni, e da allora gli allarmi si sono moltiplicati. Ma non si tratta di scuola o di casa: è il mondo degli adulti che sta prendendo a male i bambini.

Ci sono molti indizi. Il primo, naturalmente, è quello segnalato proprio dagli educatori dei Nidi e dagli insegnanti di Scuola materna: i bambini non rispettano alcun limite. Una volta trovavi un discolo ogni 20 bambini, adesso trovi un bambino dal comportamento normale ogni 20. Che cosa è successo negli ultimi 25 anni?
Una volta il bullismo era confinato nelle scuole che servivano sacche sociali degradate. Adesso il bullismo è un evento atteso in ogni singola classe, dalle elementari in su. E, per quanto atteso, ci vogliono sempre ANNI prima che salti fuori e venga preso in considerazione.
Altra cosa allarmante è che nel web si possono reperire molte proposte per recuperare il bullo di turno, certamente un bambino/ragazzo in cui ha messo radici il male più antico del mondo, l’oppressione dell’uomo sull’uomo. Ma non sono riuscita a trovare così facilmente proposte per il recupero della vittima. Lo trovo straordinariamente congruo con un principio che ho in mente da molto tempo: dei bambini non importa nulla a nessuno.

Quasi a nessuno, certo. Ma nella massa, diciamo, il bambino non è proprio VISTO per quello che è.
Nella maggior parte dei casi, nel bambino l’adulto vede un pezzo di se stesso. Quindi non vede il bambino.
Oppure è l’essere destinato a realizzare quello che il genitore non ha potuto fare/avere/compiere. Anche qui, il bambino è eclissato.

Il bambino è un utente. Un utente senza voce, però. Quindi le iniziative per i bambini servono relativamente ai bambini e possono avere altri scopi. Raccogliere fondi a vario titolo, per esempio. O portare avanti delle ricerche.

Il bambino è un consumatore. Grosso spunto per il mondo pubblicitario, non certamente attento al problema dell’obesità e dell’ipercolesterolemia che, ormai, inutile nasconderlo, riguarda anche i giovanissimi.

Il bambino è un rompiscatole. A partire da quando nasce, non dorme di notte, deve essere seguito ora per ora, mette i denti e sta male. A partire dai due anni, fa anche i capricci, si butta a terra, è ostinato, potrebbe sfondare il muro a capocciate per ottenere qualcosa. Anche se ho un ricordo da brivido di quel periodo con mia figlia, riesco ancora a vedere, e sempre ho visto, quante meravigliose possibilità ci siano nella caparbietà dell’Essere Umano. Se viene educato a indirizzare l’energia, ovvio.
Ma per il genitore odierno, il bambino che fa i capricci è un alieno a cui va chiusa la bocca al più presto, con qualsiasi mezzo. A tanto ci ha portato l’inseguimento di questa civiltà del consumo sfrenato: non abbiamo più la lucidità per fronteggiare i nostri figli.
Così il genitore medio delega: agli insegnanti, prima di tutto, che dovrebbero fare dei corsi da Superman-&-Wonder Woman; ai nonni; alle baby sitter; alla TV, ai cartoni animati qualunque; allo sport che, da istituzione meritoria, si trasforma in campo di competizione, tra bambini e tra genitori; ai sogni di celebrità.
Alcuni insegnanti “sclerano”. Intendiamoci, non giustifico assolutamente le manovre violente su bambini di qualsiasi età. Ma riflettiamo: la violenza espressa da alcuni insegnanti è l’espressione di una follia che veniva giustificata e approvata fino a mezzo secolo fa e che adesso non vogliamo più. Non la vogliamo più ma facciamo di tutto perché riemerga, delegando a gogò la crescita dei bambini. 
Riporto le parole di una mamma, alle prese con il bullismo diretto contro la figlia di 7 anni da parte dei compagni di classe (insegnanti e direzione elegantemente glissano):
“Coi genitori ho tentato un approccio lo scorso anno, la risposta migliore è stata che mia figlia deve imparare a difendersi. Sai che l’educazione non è condivisa tra famiglia e scuola, ma ormai i genitori ragionano “contro” gli insegnanti, non c’è rispetto per il loro ruolo, l’esperienza, le esigenze che vengono manifestate riguardo gli alunni … Tanta pochezza mentale, tanto senso di superiorità, poca intelligenza pratica e nessun rispetto per il ruolo e il lavoro altrui. Mala tempora currunt, eccetera eccetera …”.

Poche righe molto sentite, un’analisi e una sintesi fulminanti. Non salva nessuno.
L’ho fatta anche io quindici anni fa, ma da allora le cose sono peggiorate.
È cosa comune che i genitori ritengano che i bambini debbano risolvere da soli i problemi.
Infatti è esattamente così che va, per quelli che non vengono seguiti. Emerge quindi in alcuni minori l’uso della sopraffazione, perché questa è la strada che più facilmente l’essere umano senza direzione e senza regole imbocca. In altri casi, emerge il ritiro e la sofferenza dei bambini che, nei casi fortunati, hanno dei genitori che li ascoltano (ma non hanno a disposizione alcun mezzo per aiutarli “sul campo”, possono solo mandarli in psicoterapia privatamente, e ci vogliono anni); nei casi sfortunati, crescono sopraffatti, fino a quando la “bestia” non si sveglia anche dentro di loro, nella forma di scatti di rabbia improvvisi, malattie, tossicodipendenza – spesso legati all’identificazione con l’aggressore.
Se i bambini devono risolvere le loro questioni da soli, mi chiedo a cosa servano gli educatori, a cosa servano i genitori.

Per riflettere: