martedì 1 giugno 2021

BULLISMO: L' ALTRO NON È ME


Children should be taught - by their parents - NOT to fight.

They must understand that this will not change others;

that the best way - is through - discussion, communication, understanding.

Some children bring with them - naturally aggressive tendencies from past lives,

or develop those tendencies in their present environment.

They will become worse - if they are allowed to use violence - to get what they want.

They need to be encouraged to communicate, to develop understanding of others

- and of themselves.

I genitori dovrebbero insegnare ai bambini a non combattersi.

Devono capire che questo atteggiamento non cambierà gli altri;

che la strada migliore è parlarsi, comunicare, comprendere.

Alcuni bambini portano con sé tendenze naturalmente aggressive che provengono da vite passate,

o sviluppano tali tendenze nel loro ambiente attuale.

Peggioreranno, se viene concesso loro di utilizzare la violenza per ottenere ciò che desiderano.

Hanno bisogno che li si incoraggi a comunicare,

a sviluppare la comprensione nei confronti degli altri

e verso se stessi.

Sri Daya Mata, Past President Self-Realization Fellowship


“La scuola non è protetta da un significato condiviso e l'alleanza tra scuola e famiglia è andata in malora. Non viene più trasmesso dai genitori l'alone di rispetto e credibilità dei docenti e questo contribuisce ad aizzare queste gang folkloristiche". (G. Pietropolli Charmet)

Questo scriveva lo psichiatra italiano alcuni anni fa. Nel frattempo le gang sono diventate assai meno folcloristiche e il nodo fondamentale, cioè quello del ruolo della famiglia oggi, non è stato ancora messo in aperta discussione.

È noto che, in molti casi, i bulli e le bulle di turno non sono stati “visti” dai genitori durante la loro crescita, o si è trattato di genitori che non sono stati presenti o lo sono stati in maniera sbagliata.

È uno dei principali ruoli parentali, specialmente del padre, fissare i limiti e dare regole chiare ai propri figli, evitando atteggiamenti aggressivi. Non dovrebbe essere difficile, basta cominciare all’età giusta, quando i bambini entrano, verso i due anni, nella fase del NO. In quel momento, cominciare a tramandare le regole del comportamento sociale e personale, che aiuteranno una crescita armonica del pensiero, è più facile, perché i figli sono fisicamente piccoli e percepiscono istintivamente l’autorità di chi li aiuta nella crescita.

Non è solo l’atteggiamento aggressivo a dover essere limitato: anche i genitori troppo protettivi causano danni. Evitare al proprio figlio il confronto con la realtà, con l’immaturità personale e la acerba mancanza di autocontrollo costringe a colpevolizzare strategicamente sempre “qualcun altro” – altrimenti la modalità non sta in piedi. Tutti quanti dobbiamo imparare a confrontarci con noi stessi senza che questo debba apparire come un traguardo impossibile.

Educazione iperprotettiva vs educazione di tipo violento e aggressivo avranno come prodotto ragazzi problematici. Per non parlare del fatto che il bullismo si è esteso anche ai genitori nei confronti degli insegnanti.

In alcuni casi, parlarne ha fatto la differenza nel bloccare il fenomeno al suo esordio, ma l’ambiente sociale in cui si sviluppa ha comunque un peso.

La risoluzione di queste situazioni deve essere affidata a professionisti che abbiano esperienza nel settore. È necessario avviare attività di educazione affettiva e gestione delle emozioni a partire dalla scuola primaria, insegnare ai ragazzi il rispetto di sé e degli altri, allenarli al riconoscimento e all’assunzione delle responsabilità, educare alla legalità nel rispetto della libertà di ciascuno. Scuola e famiglia devono diventare sistemi aperti a interagire e collaborare, guidando tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo verso la costruzione delle proprie relazioni e la formazione di identità positive.

Nessuna norma giuridica può prevenire o fermare il bullismo e, se il bullo non vuole, anche insegnanti e genitori possono non accorgersi di nulla, perché il bullismo è fatto di comportamenti striscianti, di frasi subdole, di sguardi sprezzanti, di emarginazione, di esclusione dai momenti collettivi e di condivisione… Per questo motivo la prevenzione primaria è compito della famiglia, e avviene con l’educazione a mettersi nei panni degli altri, a osservare, a sentire il dolore altrui dentro di sé - non come forma di mortificazione, ma come spinta a crescere per creare un mondo migliore. Ai bambini, ai ragazzini, non va mai insegnata la rassegnazione, ma sempre la fiducia nel fatto che le qualità migliori dell’essere umano sono destinate a emergere.

Il comportamento del branco, in genere guidato dal ragazzino più infelice del gruppo, può essere una grande tentazione. I genitori debbono insegnare ai figli a valutare ciò che vedono in modo indipendente e critico, senza essere sospinti dalle correnti massificate di pensiero. Prima della scuola, prima delle maestre, prima delle leggi.

Alla fine della pandemia, ci aspetterà un lunghissimo lavoro di ricostruzione!

Di seguito link con materiale utile:

Stop al bullismo http://www.stopalbullismo.it/index.html

Tre attività da fare a scuola https://www.savethechildren.it/blog-notizie/educare-alle-emozioni-ai-sentimenti-3-attivita-da-fare-a-scuola

Vecchi e nuovi bulli https://www.psiconline.it/blog-di-psicologia/vecchi-e-nuovi-bulli-conversazione-con-paola-sacchettino.html?fbclid=IwAR39U2IUxmttEacW_NkocjoSJiIGXboxTRuyDHqwH7er3_g4RWWprwaw0Qs

Aspetti giuridici http://www.dirittosuweb.com/aree/rubriche/record.asp?idrecord=988&cat=9