martedì 1 aprile 2014

Bambini e medicalizzazione eccessiva: ADHD

La cosiddetta sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è una bufala ben concertata: ormai ce l’ha rivelato anche il suo inventore. Dopo aver riempito i bambini di farmaci dannosi per anni, e aver illuso le famiglie che l’irrequietezza infantile fosse un “disturbo” che si può curare con le medicine (!), vengono allo scoperto i problemi medici, deontologici ed etici che stanno dietro alla terapia di questa presunta epidemia.

Il British Medical Journal ha pubblicato un lavoro in cui gli Autori, appartenenti alla Bond University australiana, dichiarano che i bambini dovrebbero essere attentamente osservati per almeno 10 settimane, sia in contesto casalingo che in contesto scolastico, prima di porre una simile diagnosi. 
La medicalizzazione dell’irrequietezza è sicuramente un’azione superficiale. Si calcola che solo il 14% dei bambini diagnosticati sia veramente affetto da una sindrome che merita un’attenzione farmacologica. Gli altri sono piuttosto vittime di una educazione non andata a buon fine e della crisi dei valori della famiglia. 

Negli ultimi dieci anni i farmaci utilizzati per “curare” questa sindrome hanno aumentato le vendite del 72%. Gli Autori dell’articolo spiegano:
 ''Questi farmaci provocano perdita di peso, problemi al fegato e tendenze suicide, e le loro conseguenze a lungo termine non sono ancora note, anche se studi sui topi sembrano confermare che l'assunzione prolungata provochi dipendenza''.
L’ADHD viene diagnosticata con troppa facilità e la spinta verso il farmaco non può che trovarci in totale disaccordo. Questa società considera i bambini un oggetto di mercato, è l’unico motivo per cui destano interesse.
Personalmente abbiamo potuto curare bambini molto irrequieti con altri mezzi, associati alla psicoterapia. La Medicina omeopatica unicista, per esempio, ha nel suo repertorio rimedi quali Lycopodium e Arsenicum album che, per motivi differenti, agiscono sul comportamento di bambini ribelli e iperattivi. 
Nel primo caso, si tratta di bambini che non hanno ricevuto un’adeguata educazione al senso del limite durante l’età del “no”. Sentono di aver perso la loro dignità e si sentono schiacciati immeritatamente. Sono bambini arrabbiati che percepiscono di non avere il potere di dire quello che pensano.

Nel secondo caso, si tratta di bambini venuti a contatto con la morte. I bambini Arsenicum non riescono a stare fermi, toccano tutto, hanno una mania per l’ordine, sono maniacalmente pignoli su qualcosa, devono muoversi continuamente. Sono spinti dall’angoscia della morte: non vogliono crescere perché hanno capito che poi si muore.
I vaccini fanno poi la loro parte nell’influire sul sistema sinaptico dei bambini. Per non parlare dei traumi, che spesso rimangono nascosti, inascoltati o sottovalutati.

Fonte: DottNet.it, 6 novembre 2013