giovedì 17 luglio 2014

Abusi sui minori: clinica dell’inosservato

 “Sarebbe utile, se non necessario, organizzare convegni pediatrici allargati a tutti gli operatori sanitari, in cui vengano trattate le problematiche riguardanti gli abusi sui minori: aspetti diagnostici e legali”: lo scrive un collega medico, dopo aver letto una notizia che ci pare sconcertante: cioè, ancora oggi, esattamente a distanza di 26 anni dalla fragorosa apertura di Telefono Azzurro, la violenza sul minore rimane un “impensabile”, una cosa a cui la mente si rifiuta di credere, anche per i sanitari.

Raccapriccio: se non se ne accorgono i medici, chi mai dovrebbe accorgersene? Se ne accorgono eccome gli insegnanti, per esempio; i vicini di casa; i genitori dei compagni di scuola. Tutti noi possiamo accorgercene. Ancora come 26 anni fa, la campagna per la segnalazione dell’abuso sul minore è coperta di omertà: una volta “erano fatti di famiglia”; oggi, si ha paura delle reazioni di persone appartenenti a una etnia magari diversa dalla propria; e non sempre le Forze dell’Ordine sono collaboranti, di fronte a una denuncia, tanto è vasto il mare magnum dell’abuso sui minori, tanto è minima la possibilità di aiuto se proprio il caso non è clamoroso, a causa dei continui tagli allo Stato sociale. 
Invece questo problema dovrebbe entrare, e presto, nelle discussioni sulla politica sanitaria: il 10% delle denunce riguarda i minori, e quasi tutte sono legate al maltrattamento a cui sono sottoposti.

Anche nel resto dell’Europa le cose non vanno affatto meglio: 18 milioni di minori maltrattati o abusati; praticamente dovunque si è reso evidente il crescente bisogno di investimenti e di iniziative per la prevenzione del maltrattamento dei bambini. I minori subiscono abusi fisici, sessuali e psicologici, oppure sono vittime di trascuratezza, e le conseguenze possono essere fatali: ogni anno almeno 850mila ragazzini muoiono di maltrattamento prima di compiere 15 anni. Sono numeri talmente grandi che possono indurre a scoraggiamento, a farci dire: non ce la faremo mai; oppure: chissà che bambini sono, di quali famiglie degradate si parlerà mai?

Il maltrattamento sui bambini - avverte l'Oms - può portare a problemi mentali come depressione, ansia, disturbi alimentari o del comportamento, tentativi di suicidio, autolesionismo, così come all'uso di droghe. Detto così, sembra il solito elenco, che fa riflettere un attimo e via. Ma noi terapeuti cosa osserviamo, nel nostro lavoro? 
Un bambino che viene malmenato prova vergogna; e quel senso di vergogna lo accompagnerà per tutta la vita. Le botte minano l’autostima, la fiducia in se stessi e negli altri: nella vita si porteranno a compimento meno della metà degli obbiettivi fissati. Una rabbia di fondo, quando non un odio feroce, accompagnerà, di nascosto, la crescita e lo sviluppo del bambino maltrattato; un odio con cui si identificherà, mandando a monte tante belle occasioni della sua vita. Il tarlo della distruzione è difficile da fermare; e spesso passa di generazione in generazione, non necessariamente con la ripresa dell’abitudine alle botte, ma certamente con la trasmissione dell’insidiosa mancanza della fiducia di base.

Di fronte a queste situazioni i pediatri italiani non si sentono ben preparati. Il 90% vorrebbe essere più aggiornato su cause, diagnosi e cure del maltrattamento minorile, l'80% non si ritiene competente e non conosce bene le leggi al riguardo, il 70% pensa di avere poco tempo per una valutazione corretta. Il 62%, inoltre, teme di non essere abbastanza tutelato in caso di sospetti non confermati e preferisce delegare agli esperti. E così il 20% dei pediatri ammette di avere avuto sospetti, ma di non averli segnalati nel timore di sbagliare. I bambini, nel frattempo, non sanno chi ringraziare per i mancati interventi sulle loro disastrate vite: sono già 100mila, circa l'1% del totale, i minori italiani presi in carico dai Servizi per abusi, mentre altri 700mila, secondo le stime, subiscono violenze non denunciate. L'autore dei maltrattamenti nell'80% dei casi è la madre, nel 10% il padre. Incuria e trascuratezza fisica o affettiva predominano (53% delle segnalazioni), gli abusi sessuali sono il 13%, il 17% assiste a violenze in famiglia pur non subendole in prima persona. A rischio sono soprattutto i più piccoli: l'età media delle vittime è di 4-6 anni, e se le bimbe patiscono più spesso trascuratezza e abusi, i bimbi sono bersaglio di maltrattamenti. Un pediatra su cinque, pur avendo avuto il sospetto, ammette di non sentirsi preparato su questo aspetto e di non avere denunciato il caso. Di certo manca una formazione accademica.

Per le persone attente e coscienti del problema, si segnalano lividi a forma di dita sulle braccia, sulle gambe, sul viso, bruciature, escoriazioni all’interno della bocca, incidenti ripetuti, fratture, cambio improvviso delle modalità relazionali del bambino, cambiamenti comportamentali all'insegna della pigrizia e della svogliatezza, o al contrario dell'iperattività e dell'impulsività, quali campanelli d’allarme.

Sportello Sbam (Sportello bambino e adolescente maltrattato), attivo nel pronto soccorso pediatrico della Clinica De Marchi, Policlinico di Milano.
Per informazioni chiamare                    02-55032694/2628

Fonti:

Adnkronos Salute/Ats, 26 maggio 2014
Doctor33.it, 25 marzo 2013

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