Riporto questo pezzo, anche se risale a due anni or sono, perché, chiedendo informazioni (ma non avevo dubbi), la risposta di un’insegnante di scuola materna di mia fiducia è stata: “I tagli sulla scuola sono stati scellerati. Si sopravvive, e sempre sulle spalle dei soliti noti ...”.
Non lasciamo soli gli insegnanti bravi, ce ne sono ancora tanti.
Non lasciamo soli gli insegnanti bravi, ce ne sono ancora tanti.
"Ho partecipato a tutte le riunioni organizzative per definire la struttura oraria che permetterà alla nostra scuola di aprire a settembre. Ci viene richiesto di far funzionare questa scuola coprendo 110 ore la settimana di maestre mancanti. Ci viene richiesto di organizzare una scuola primaria attraverso complicati calcoli matematici e non attraverso progetti, programmazioni, metodologie, passione. Nelle riunioni ho vissuto un clima teso, inverosimile, colleghe rabbiose con chi si trova, per puro calcolo matematico, una mezz’ora in più di compresenza, colleghe che si affannano a trovare soluzioni, strategie, incastri per rendere più agevole il proprio orario settimanale, malumori, rancori, recriminazioni, voci alte. Mors tua, vita mea.
Io non ci sto. Dove è finita la scuola della collegialità, della contitolarità, della pari dignità professionale? Questa non è la mia scuola. È la scuola dell'individualismo, del si salvi chi può.
Io non ci sto. Ore e ore usate per comprendere e perfezionare un'organizzazione strutturale che nulla ha a che fare con un impianto pedagogico, ma che si manifesta sempre di più come un'alchimia architettonica, pronta a cadere al primo imprevisto.
E ciò che è ancora più grave e sconvolgente, per me, è che nessuna di noi, nel fare questo, ha nominato né inserito nel proprio immaginario i bambini e le bambine a cui questa struttura organizzativa dovrebbe rivolgersi. I bambini non esistono più. Dentro questa scuola non hanno luogo. La scuola non viene fatta per loro.
Invece di utilizzare il tempo per progettare, programmare, prevedere azioni e contesti, siamo obbligatoriamente coinvolte nel gestire la sottrazione di personale, la dequalificazione del nostro operato: conteggio sterile di ore prestate in più classi, continuità didattica inesistente, precarietà strutturale e ogni anno si ricomincia da capo.
Io non ci sto. È profondamente umiliante. Tutte noi dovremmo sentirci umiliate da queste richieste. Dove sono gli sprechi nella nostra scuola? Dove sono le maestre inutili nella nostra scuola? Voglio saperlo. Lavoro da trent'anni nella Scuola statale. Credo di poter dire di aver dato l'anima per il tempo pieno. Ho occupato la scuola anche di notte per ottenerlo, ho lottato insieme ad altre perché non venisse cancellato per legge, ho lottato insieme ad altre contro la modularizzazione, contro l'eliminazione delle compresenze, il tutor, l'uso delle compresenze x fare supplenza, l'eliminazione dei nuovi programmi, le ore facoltative, la scuola delle 24 ore, il maestro unico, l'invalsi ... E, ci dovete dare atto, tutte queste nefandezze nella scuola a tempo pieno di Concorezzo non sono mai state applicate, mai.
Ora abbiamo perso, ho perso. Le riforme della scuola negli ultimi 15 anni sono state sempre improntate alla sottrazione di risorse, mai all'arricchimento. Ma questi ultimi due ministeri ci hanno dato la batosta finale.
Questa scuola non è più la mia scuola. Non voglio accettare di modificare la mia impostazione pedagogica buttando a mare 30 anni della mia vita. Non mi rassegno a parlare di scuola in termini di numeri o frazione di ore, non mi rassegno ad accettare che nel mio vocabolario esista il termine "le undiciste", i contratti a ore, l'illegittimità delle compresenze, la maestra prevalente, le classi sovraffollate, il merito, l'invalsi.
Questa scuola non è la mia scuola. Non mi rassegno. Io ho lavorato nel tempo pieno e so distinguere quale modello strutturale può garantire qualità e quale modello invece è un semplice risultato di scellerate scelte politico-economiche.
Io non mi rassegno. Sono consapevole che si debba resistere anche prestando attenzione al proprio immaginario e al proprio linguaggio. E siccome sento la responsabilità di dover conservare intatta dentro di me, e per quello che potrò nelle mie pratiche quotidiane, la fiammella della qualità della Scuola statale, che si prende cura dei bambini e delle bambine, accompagnandoli nel difficile compito di diventar grandi ... dichiaro di votare contro questa organizzazione oraria, perché non voglio sentirmi collaborante né corresponsabile, neppure in minima parte, alla distruzione di un bene prezioso e insostituibile, perché un'altra scuola è possibile. Io l'ho sperimentata!"
MARTA GATTI, insegnante
Fonte: Facebook